Fanno parte dei disturbi all'ATM tutte quelle condizioni patologiche relative a una delle componenti anatomiche di tale articolazione. Questi disturbi provocano, solitamente, una sensazione dolorosa che normalmente si estende attorno alla zona dell'orecchio e che si acutizza durante la masticazione. Il dolore a questa particolare zona del volto è abbastanza comune, ma non per questo va sottovalutato.
I sintomi e le cause del dolore all'ATM
Il sintomo principale, è l’incapacità di masticare bene, nonché di aprire o muovere liberamente la bocca. Altri segni e sintomi molto comuni possono essere:
- Rumori nella zona dell’orecchio (click, scroscii, ronzii o crepitii);
- Dolore all'articolazione mandibolare;
- Irrigidimento dei muscoli mandibolari (spesso la mattina al risveglio);
- Blocco della mandibola;
- Sensibilità dentale;
- Cefalea o mal di testa cronico;
- Fastidio alle spalle e al collo.
Le cause del dolore mandibolare possono essere numerose e molto differenti tra loro. Tra quelle principali vi sono da annoverare lo stress emotivo e l'ansia, tra l'altro questo tipo di disturbi colpisce in prevalenza le persone di sesso femminile della fascia di età tra i 40 e 50 anni.
Un fattore aggravante è sicuramente rappresentato dal digrignamento e serramento dei denti (bruxismo). Altre cause possono essere rappresentate da vere e proprie lesioni o traumi subiti all’area mandibolare, o ancora varie forme di artrite.
Sicuramente affinché tali patologie possano svilupparsi è anche necessaria una particolare predisposizione genetica e anatomico-strutturale (legamenti articolari iperlassi o più deboli).
Dolore ATM: ecco cosa fare
Poiché i disturbi più comuni al carico dell'ATM sono di natura cronica e progressiva, l’approccio iniziale migliore è quello il più conservativo possibile. Fortunatamente, combinando buone abitudini a trattamenti dentistici non invasivi, la maggior parte delle persone può trattare questo problema senza ricorrere all'intervento chirurgico.
In primo luogo, è sempre opportuno recarsi da uno specialista, ovvero lo gnatologo (il dentista specializzato nei problemi dell’ATM). Egli saprà riconoscere l'entità del problema e sottoporre il paziente alla terapia più idonea alle sue esigenze.
Quali sono le procedure terapeutiche per i disturbi dell’ATM?
Solo dopo un’attenta diagnosi (lo gnatologo richiede spesso una Risonanza Magnetica e/o una TAC dell’articolazione temporo-mandibolare) lo specialista saprà indicare la corretta terapia da intraprendere.
Dal punto di vista odontoiatrico il trattamento ideale spesso richiede l’utilizzo di un bite in resina costruito in maniera tale da adattarsi perfettamente alle arcate dentarie del paziente. Esso ha lo scopo di far rilassare la muscolatura, di preservare le strutture articolari e di non fare usurare i denti favorendo al tempo stesso una posizione naturale ed equilibrata alla mandibola.
Altri accorgimenti possono essere l’utilizzo di impacchi caldi o freddi, di farmaci antinfiammatori o miorilassanti, e la terapia comportamentale da suggerire al paziente.
Dopo una terapia gnatologica (dalla durata media di 6 mesi) solo quando indicato, può essere necessario riabilitare l’occlusione del paziente tramite altri trattamenti odontoiatrici quali Protesi, Ortodonzia, Implantologia.
Inoltre, molto spesso i problemi dell’ATM sono dovuti a una serie di fattori che richiedono un approccio multi-specialistico. Difatti lo gnatologo spesso si avvale di un team di altri medici per cercare di trattare a 360° la problematica del paziente:
- Fisioterapista;
- Osteopata;
- Fisiatra;
- Neurologo;
- Psicologo;
- Reumatologo.
L’ approccio chirurgico va visto come “l’ultima spiaggia” e viene intrapreso solamente quando tutte le terapie conservative elencate in precedenza non hanno avuto successo, o quando gravi patologie generali (per es. artrite sistemica) hanno ormai compromesso la struttura e la funzione dell’articolazione temporo-mandibolare.
Fortunatamente di rado è necessario ricorrere ad un’operazione chirurgica, ma trascurare per anni la salute della propria bocca e delle proprie articolazioni di certo non aiuta a ridurre la probabilità che questa si renda un giorno necessaria.
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